…il lavoro di Castelli non può articolarsi che nella forma complessiva di appunti, cui è rimandata una maggior intelleggibilità: una particolarità che, lungi dall’inficiare il valore autonomo di ogni singolo lavoro, consente di comprendere la minuziosa elaborazione con la quale l’effimero – inteso ormai come dimensione universalmente dominante – viene rivestito di una intenzione più consistente.
Non per nulla dietro la semplicità degli spunti che costituiscono l’oggetto dei lavori si può avvertire il sommovimento di una serie intensa e intersecante di motivazioni fuoriuscenti da un gioco linguistico, incuneate in intonazioni dada, pescate nel minimalismo, abbracciate all’arte povera senza disdegnare qualche brano concettuale (…) perchè tutto può servire in tempo reale a ribaltare l’immenso, intero, universo codificato, che è l’oggi della realtà umana.
Perchè il centro attorno al quale ruota questa ecletticità stilistica (…) è la necessità primaria di riusare il quotidiano restituendogli una potenzialità comunicativa, non disdegnando crasi, allegrie etimologiche per un panorama linguistico dove anche l’errore può assurgere a invenzione legittima e funzionale.
Camillo Ravasi
in occasione della personale di Gianluigi Castelli presso la Galleria la Meridiana
Agrate Brianza, 9 novembre 1991